è il tempo del dopo che spesso mi fa sentire inadeguata. guardo allo specchio la lady di ferro che stringe le proprie chiavi arrugginite. il tempo del dopo dura fino a non farcela più. ho appena dato fuoco a una zanzara: sfidava le volute di fumo e disturbava le mutilazioni gengivali. c'era sempre un finestrino e gli alberi che scappavano. immaginavo i primi fanti e mi chiedevo quanto fosse largo questo piave. chissà se avrei mai potuto infilarci un alluce. massì, quando si è grandi si può fare tutto quello che si vuole. sì può fare in modo, per esempio, che la vita ti conduca, per una catena d'incredibili anelli, a passarci accanto proprio un ventiquattro maggio. a ricordare le canzoni e i fuoritempo, la storia e il passaggio di consegne fra il prima e il dopo, fra loro e noi. ma mai l'ordine esatto delle strofe e, a volte, neanche la tonalità. così azzurro non me lo immaginavo affatto, con i rigagnoli che sfrecciano come vene. mi piacerebbe cantare a scuarciagola le canzoni e le favole di oggi, dopo, con la tua mano sulla mia, sulla tua, sulla mia, poggiata sul cambio, con gli autogrill telepatici e tutto quanto il resto.