flash di paparazzi del cielo. mi hanno dischiuso gli occhi a suon di lampi, sfondato le orecchie di pioggia e tuoni. il cielo pisciò l'inferno. e io che credevo fosse nei meandri, isolato da oceani e magma. sosta di compensazione sotto la pensilina, respirando fiatone per arrivare comunque troppo tardi. sotto le ascelle, gocciola la beffa dei mezzi pubblici. è un maggio di tempo grigio e pappagalli verdi. di tempo che scappa, di tempo che inghiotte i giorni come una discesa. di diritto alla privacy: col flash, a volte, mi vengono gli occhi rossi. e non vorrei che lassù, nell'empireo degli inferi, si convincessero che io non abbia degli occhi belli. uno alla volta, per carità.