crown me. anchor me. o, cazzo, rispondi al citofono. al telefono, almeno. alle serenate. alla telepazzia. fa un freddo sporco e io vorrei muffire. per le cose che continuo a vedere, per l'odore e i tarli sulle cornici delle finestre. ti ho portato l'amerenda. altri due squilli e chiudo. non puoi lasciarmi sola in questo schifo. un'altra canzone e me ne torno a casa. sei tu che mi hai chiamata, no? dì di no, adesso. e cosa hai fatto tu per esserne degna, maitresse? che ti godi il teatrino di due pulcini al circo degli orrori. non sono la tua finestra sul mondo dalla reggia dei rimpianti. non sono ciò che tu non hai mai avuto il coraggio neanche di guardare. non verrò a salvarti e se non la smetti subito neanche a seppellirti. anche se t'intrufoli viscida persino su questa strada. che, per la precisione, non è affatto la tua strada. è la strada mia. e adesso porta a lui. porta qui a tremare come una foglia idiota. basta lo dico io. citofono un'altra volta e basta. è che voglio le mani sulla testa, altrimenti non dormirò mai più. perché non rispondi? non sarò il dio che hai invocato né posso salvarti. però mi scomodo.