capisco precisamente come ci si sente. non si riesce a star seduti, a fare movimenti fluidi con le mani, a pensare ad altro. non si decide: succede. e le difese, i muri, i vorrei molto ma non posso e i blablabla ti si sgretolano fra le mani come un castello di sabbia. anche questa volta, troppo tardi, grazie al cielo. erano tutte scuse. tutte, dalla prima all'ultima. tutte stronzate. nonostante ci si sarebbe fatti decapitare perché, in alcuni anfratti, ci si sentiva genuini e autentici. massì, facciamo finta di credere all'isterica buona fede del carceriere, che ti ha dato le chiavi solo dopo aver arrugginito le serrature, ogni santissima volta. eppure, me ne sarei fatta bastare una, di volta. mezzora, cazzo, in cui trovarsi tutti quanti assieme. se li avessi visti tutti assieme per il tempo di una posa da fotoricordo: il bello, il brutto e il cattivo. la luce, l'esteta, l'animale, il comprensivo, il sadico e il fidanzatino innamorato. e invece mai: sempre a turno. è per quello che fa incazzare. e adesso, come la mettiamo? la mettiamo a pecora, in ricordo dei bei tempi andati.