un nobel per la pace a chi vive tutti i giorni con le mani nella merda. in quella altrui, nella propria, nel dolore. un appiglio per chi suda ogni notte nelle sabbie mobili, negli incubi del senso d'impotenza che lo lascia in pace mai. un po' di rispetto per chi non è capace di stare a guardare, per chi sceglie da che parte stare, per chi ha ragione ma non ne ha il diritto. un secchiello per chi svuota il mare con il cucchiaino. perché non smetta, nonostante non basti mai. un inchino a chi rischia la vita per difendere la voce di un'idea, una balena, un'altra vita. a chi tiene la mano di un altro che muore, perché non abbia paura. un riconoscimento a chi lotta per la dignità del lavoro: perché non ci avveleni, perché non ci ricatti, perché non ci metta a tacere. un po' di tregua per chi accoglie prima di giudicare, per chi soccorre, per chi cura, per chi chiude gli occhi ai morti che non sono suoi. un giocattolo per il bambino che combatte invece di fare i capricci, che salta su una mina invece di crescere, che muore invece di giocare. un premio per chi sa che il bene non lo fa agli altri, ma per se stesso. per chi resiste e si batte, senza perdere mai la tenerezza. un nobel per la pace così, chiedo troppo? come ogni anno, aspetto l'anno prossimo.