una volta ero a letto con un uomo. eravamo incastrati in un dormiveglia mattutino, a casa mia. lo conoscevo da poco ma abbastanza. campanello, fioraio, un mazzo così di rose e girasoli: quattordici febbraio. calcavo passi contrariati lungo il corridoio, verso la stanza da letto, chiedendomi perché. sulla soglia, il mio imbarazzo e la sua aria interrogante: non c'entravamo niente, io e lui, con la tenerezza. le persone perfette per una storia che era nata sbagliata e sarebbe finita peggio. una di quelle storie che con i fiori non c'entrano niente. tra i petali, il profumo del primo e dell'ultimo tradimento, lo sgretolarsi tacito dei nostri patti, il rumore di una porta chiusa all'improvviso. lui scrollò la testa e andò a nasconderla in cucina. ricordai di aver letto da qualche parte che le donne, starnazzando, cercano tra i fiori i bigliettini. "per l'amore della mia vita, da duemila chilometri, papà". ma era già troppo tardi, per troppe cose. e li persi entrambi.