non ho peccato per niente, mon dieu: non mi pento e non mi dolgo affatto. e poi, anche fosse, cosa c’entra il castigo di una realtà supermercata? propina il tuo santo aiuto a chi ha paura dei sogni insaturi, dei baci incomprensibili. a chi divide l’anima dal sangue perché il troppo scoppierebbe. noi siamo pigri come ghiri appallottolati, golosi e porci il giorno dopo: lasciaci perdere dove non si possa più tornare indietro. siamo molto peggio che superbi (perchè c’è il rischio di aver ragione per davvero), incazzati neri e micragnosi, è vero. ma l’invidia è tutta tua, mon dieu. non ti ho mai chiesto niente, non di suggerirmi il filo dei miei respiri, mai. lasciami stare dove sto, a gambe aperte sul bagnasciuga, ché questo amore a ondate arrivi dove c’è posto per l'incoscienza. raffinato da un travaso all’altro, da innumerevoli torture e compressioni. sublimazioni, fantasie, censure e salti mortali. costa molto tempo e tutte le energie. se non è tutto, sarà niente o che importa. ma per salvare la mela è tardi, mon dieu: rotola sulle schiene e fra le cosce, rimbalza già fra queste venti dita. non è la pietanza principale del banchetto di questa vita: è l'unica possibile. addentarla e sapere, a costo di dover tornare dopo a far finta di niente. nudi siamo, forse fin dal primo istante.