a me invece scoppia la testa. è l'intelletto che scivola nel piacere e poi nel dolore, nell'imbarazzo e nei piedi che si aggrappano al pavimento. voglio i quattro minuti in cui tutto è vero. per questo equilibrio esatto (fra l'urgenza di darti ciò che ti appartiene e il desiderio scabroso che il mondo finisca adesso). ridammi il mio punto di nonritorno, maledetto ladro. dimmi dove l'hai nascosto o giuro che vengo a cercarlo. ogni tanto lo intravedo, ma tu sei il più bello dei giocolieri. è stato fra i tuoi denti, lo so, come un morso su un capezzolo. ti ho schiuso le labbra per cercarlo e non c'era più. e martellava ancora. fra pollice e indice, fra un respiro e un'apnea. l'hai nascosto fra le parole, sotto le ascelle, dietro un orecchio. nei tuoi sogni a occhi aperti e nelle mie maledizioni. fra una risata e un soffritto. persino fra i dadi di un paroliere. il mio prestigiatore delizioso. il contorsionista attonito che con una mano stringe e con l'altra allontana. l'hai messo fra le righe, mimetizzato con il tuo odore, spalmato sulle mie stesse mani e non me ne sono neanche accorta. provo ad afferrarlo ed è già da qualche altra parte. fra le rughe attorno agli occhi, un giorno mi spieghi come hai fatto. ridammelo al cospetto della tua voce. quella del tuo cervello, dico. quella che ho sempre immaginato come una tortura. come un'agonia di domande e confessioni. perchè mi strapperebbe tutti i pensieri di bocca, se volesse, quella voce. sento la paura fottuta che ci portiamo dentro capitolare lentamente nell'abbraccio di tutto ciò che è nostro. che, paziente, ci spetta.