maledetto, mi strisci negli occhi. mentre porto avanti e indietro la stessa tua sconfitta, con una faccia diversa. e trascino i sorrisi di un'attrazione gravitazionale. di quel bacio che non so se te ne sei reso conto. se la forma straripasse nel contenuto, sfondasse i filtri della ragione. mi metterei a spolverare la collezione di gesti e farfalle che centelliniamo con libidini lente o letali. in ginocchio, arrampicata sulla scala del tuo altare, strisciando persino la faccia sul pavimento. carponi, nuda, starnutendo. via gli aloni, i batuffoli e il tempo. sospeso, sparito, svaporato e sciolto. andremmo pronunciati a voce alta, noi, in mezzo a un chiasso assordante. perché tutte le volte in cui ci siamo sussurrati, io non ne ho capito niente. cioé. nell'istante in cui succede lo so cosa vogliamo dire. cosa significhiamo. un attimo dopo non lo so più. cosa voglio da noi, non lo so proprio. dovremmo andare avanti a squarciagola. o indietro, in alto, o dove sia. in un posto qualunque, per precipitare dall'alto, monsieur, e farci un male boia.