l'acqua non ti dà l'impressione di ammazzarti quando non c'è. il cibo che manca scava miniere e tunnel fra le costole. fa venire sonno. quanto avrei voluto grattarmi l'unico punto oscuro della schiena. come quello stramaledetto specchietto laterale. cieco. grattarmi senza chiederti un dito, intendo. senza poi dover prendere la mano. non ho potuto fare altro che prenderla, capisci? con una mano tiravo e con i piedi ti ho spinto giù dal letto. ma la mano mi è rimasta addosso. abbiamo vinto noi. scappavi come uno stronzo che fa un carpiato nel gabinetto. io m'incastravo, coi tacchi, nelle trame pavimentizie dell'arrogante età comunale. questa città è poco più di un puppa, l'ho detto mentre non parlavo con te. ma tu origli. già, perchè non riesci a farti gli affari tuoi quando non si tratta dei tuoi. insomma, dicevo che la sete è meno invadente della vescica che tutto ingoia e poi te la senti scoppiare anche nei talloni. ma pare che pisciare sui cipressi non sia così educato. e che certe giornate siano un po' come dialisi.