la storia ha camminato un passo dopo l'altro, comunque sia andata. ha marciato su milioni di cadaveri e ha costruito sovrastrutture reversibili. le cose hanno una forma a prescindere da come la si vede. l'impersonale non fa per il me, non adesso, mi fa male. gnegnegne, la solita lagna. no, davvero, avrei bisogno che si parlasse di me. e quando mai non ne hai avuto? adesso è diverso, sul serio. ma povera stella, e cosa ti hanno fatto di così atroce, questa volta? intanto, mi hanno stuprata. e chi non lo è stato. altro? sì: mi ha ferito sentirmi dire di aver bisogno di emozioni forti. perché, non è vero? al lupo, al lupo! ti ricorda niente? sì, ma io.. e quando il lupo c'è davvero, ad annusarti il male che hai sotto le lenzuola, non ti si crede più. non ci si smuove più. te l'hanno spiegata varie volte la controproducenza di certe abitudini, il prezzo era concordato. adesso sborsa, bella la mia pecorella ritrovata. vorrei precisare che certe emozioni forti (iter ad fontes) non le ho chieste né augurate al mio miglior nemico. e un po' mi sconcertano certi fertili uragani. è come vivere in un bunker, con le mani sulle orecchie, la testa fra le ginocchia e gli occhi chiusi da farsi venire le zampe di gallina per sempre. morire di paura e di rabbia tutti i giorni di tutti i mesi di tutti gli anni. sì, e che sarà mai? è come averci vissuto da che se ne ha memoria e un giorno uscire, con il coraggio e la certezza che non ci sia più niente d'intero. aspettandosi che la devastazione e la merda abbiano inghiottito tutto. uscire di corsa come vomitare e accorgersi che non è successo assolutamente nulla. non un vetro incrinato, tutte le foglie al proprio posto sugli alberi, niente fango, alcun orrore. la quiete senza la tempesta. lo sconquasso era tuo, mica di tutto il resto. il mondo ha le propria verità, non certo le tue. non i tuoi psicodrammi, non le tue perversioni, né le tue pezze a colori. la realtà ha altro da fare, lo squallore ha da sempre i propri occhi, non certo i suoi acquitrini azzurrognoli. la mia vita è uno schifo. e chi te l'ha fatta fare di orrificarti la vita? te l'ha ordinato il medico? avresti dovuto pensarci prima. ma.. non potevo, ero piccola, non capivo. sì, le solite tue scuse vigliacche. avevi tutti i mezzi, avresti dovuto evitarlo. e comunque, cosa vuoi da me? veditela tu, solo tu, sempre tu, nient'altro che tu. io. sarà che davvero mi piacciono le emozioni forti. ecco, vedi che cominci a ragionare? basta non pensarci. io veramente mi starei sistemando. tu? sistemando? sì, le emozioni, prima di tutto. ma fammi un piacere: tieniti le tue convulsioni, sbatti la testa contro le piastrelle, fai qualche altra meravigliosa sceneggiata e, quando hai finito, ricorda che siamo sei miliardi e che una sorpresa su quattro sarà uno di noi, dalla notte dei tempi. ti lagni ancora? cosa vuoi, l'empatia? un abbraccio? un attico vista mare? un applauso? un paio di occhiali nuovi. vai a comprarteli, no? hai fatto la cosa più importante della tua vita? brava. ti senti fluttuante, innamorata e in via di guarigione? bene. ho mal di testa. hai anche due mani e qualche aspirina in fondo alla borsa. e basta sventolare questa goffa umanità, non fa per te. tanto non si può guarire. certo che si può. gli alberi crescono dritti se quando sono piccoli si lasciano legare a un bastone. ma tu eri troppo impegnata a sedurre rispettabili padri di famiglia. oramai sei storta e se provi a raddrizzarti ti spezzi. la cosa migliore è fare in modo che non sia mai successo, senti me. no. e te lo dimosterò. sì, sì va bene, me lo dimostrerai. adesso fai un po' la tragica con il tuo valium e vattene a dormire. ci vado, però, sai, volevo dirti che ti voglio bene, davvero, ricordatelo, per me è importante, devi capire, io ti ho capita,se non avessi capito, non starei qua a dirti, perchè, sai, credo che si possa, cioè, que.. buonanotte. grazie per l'edificante metafora del bastone, buonanotte.