giocano a fare i grandi, i bambini: cullano l'orsetto e lo mettono a dormire, come i grandi fanno con loro. scrivono i nomi del compagnetto di classe, della compagna di giochi, lo scrivono millemila volte. fino a farsi male ai polsi, come i grandi con i propri amori di lettere e nottate. guardano foto e tramonti e cascare foglie per ore, come nella migliore tradizione hollywoodiana. s'impettiscono e si guardano negli specchi, come la mamma o il papà prima di andare a lavoro. cucinano polpette di terra e rubano fiori dalle aiuole, come i grandi e le  cenette a lume di candela. sognano di fare gli operai o le gattare, si spiano e si scoprono, proprio come gli adulti. amano la cioccolata e gli animali, vaneggiano di pace e sogni nel cassetto, quasi come me. tu prendi un bambino, uno qualunque. e spiegagli che cos'è l'amore. digli che non è letterine e giochi al dottore con quello della IIIB, stringi le sue manotte e diglielo, cazzo. che lo fai per il suo bene, per condannarlo a cercare il piacere nel dolore, per tutta la vita, così si abitua. che gli stai solo rendendo tutto più semplice, che non si può vivere di favole e ninnananne. schiaccialo contro un muro, su di un prato o sul divano e digli che è bello, che ha fatto bene a provocarti, che gli vuoi bene. prima di perdere la testa, digli che ha gli occhi belli, che se lo dice alla mamma lo mette in punizione, così la smette di giocare e non se ne parla più. digli che ti piace tantissimo. se gli scappa una lacrima, digli che i bimbi grandi non piangono mai, bacialo sulle palpebre serrate e smetterà, così gli vuoi più bene, così non piangerà mai più. mai senza sentirsi sporco, o troia, poco virile o debole. guardalo, burroso e nudo, con i piedini accartocciati nei calzini, sparagli una bella lampada addosso e uccidi tutti gli spogliarelli che dovrà censurarsi, per sopravvivere. digli che è il ragazzino più bello del mondo, o un cucciolo di dea, e vedrai che non crederà più a nessun altro. soprattutto quando fra vent'anni qualcuno gli giurerà che è splendido, che ha perso la testa, che è la cosa più bella che abbia mai visto o che si farebbe ammazzare per difenderla. non ci crederà perché il primo amore, in fondo, non si scorda mai, e quello sei tu. scapperà lontano, scapperà sempre. e resterà tutto tuo, pensando a quando con quelle mani grandi gli hai tolto la dignità per sempre, l'hai rinchiuso in una piccola bolla di silenzio, angoscia, terrore e vergogna. senso di colpa, di schifo per il sé: lo spazio finisce, il tempo si ferma in quel momento. la bolla è sempre piena, eppure non scoppia mai. neanche quando non c'è aria né posto per chicchessia. perché é minuscola, ha le pareti unte e in bocca quel sapore ferroso di sangue. non ci sarà l'imbarazzo tenero della prima volta, né l'idea che qualcuno sia per sempre, perché per sempre ci sarai sempre e solo tu. gli altri andranno o verranno mandati via se chiederanno di fare l'amore occhi negli occhi, perché rantolando gli chiedevi "di chi sono questi occhi? dimmi che sono miei perché sennò mi arrabbio". non potrà darli mai a nessuno, gli occhi, perché li ha dati a te per sempre. e sarà l'ultima cosa che ricorda. del resto, è lui che ha giocato a fare il grande, che ha preso delle decisioni più grosse di sé. spiegagli così che l'amore non è il lavoretto per la festa del papà o aspettare che torni la mamma per farle vedere che i giocattoli sono ognuno al proprio posto, tutto contento sapendo che non dirà niente, ma che sarà contenta. né fare merenda con la biondina che abita di fronte o il gattino tigrato. queste sono idiozie da bambini: l'amore sarà non farselo scappare mai, la fatica non odiare l'intero genere umano; sarà contare fino a mille per non vomitare, per non impazzire. sarà non morire d'infarto se un giorno gli capitasse di nuovo di far l'amore per la prima volta.