e guerra sia, fra i tuoi monologhi e le mie voci sole. per non stringere fino a fracassare tutto. condannati a prostrarci, tutti, per gli sgambetti della vita. beffarda, stronza e benedetta vita. che si nutre di carogne e poi s'insinua, nei gesti piccoli, nei grembiuli e nelle giornate. arriverei a succhiarti il sangue, per sentire quella fiducia, addentarla un istante prima che mi venga tolta. ma riusciremmo persino a vivere all'indietro, io e te. a godercela. lo sai già. e cosa vorrei parlare a fare non ne ho proprio idea. forse é per il tonfo: per l'urto delle sfacciate nostre somiglianze. o per farci piedino durante un banchetto di veleni. a volte mi pare un lungo baciare un'ombra. i miei gomiti si chiedono come facciano tutti quei frammenti a non avere alcuna speranza di realtà. sarebbe uno scontro mortale. come sogno sapendo di sognarti. mentre ti masturbi con la fame, con la sete e con la paura. io però conto di smetterla. mi stancherò di sniffare esplosivo contemplando la fine del mondo. detonerò bestemmiando amore, fino a che l'ultimo blasfemo non si sarà vomitato sulle scarpe. e sarò estenuata. mi ci vorrà un posto per riposare, per undici anni almeno.