dire proprio tutto non è possibile. sebbene ci si ammanti di onestà nelle solite posizioni da funambola. cavi d'acciaio e manici di scopa, a volte a quattro zampe, sgranocchiando nei pensieri pane d'islanda. getti roventi e cascate di vaffanculo, con il solletico sempre sotto le dita. c'è la volontà di non scorgere le cose nel fumo dei tabù. e poi l'insofferenza della solitudine, quella che ho mandato via poco fa. quella pudica e fugace intemperanza che basta pulsarti in fondo appresso al sangue e si censura. lei che annega nei pozzi neri dei protocolli sociali, io che resto a mani nude sui fianchi.